In questo incerto luglio, nel quale il Paese cerca di ripartire lasciandosi alle spalle il duro periodo del lockdown, le attività sul campo, interrotte agli inizi di marzo, stanno riprendendo a pieno regime: lo si vede dal numero di procedimenti legati a nuovi progetti, ma anche dall’avvio quasi contemporaneo di un gran numero di cantieri, e con essi delle attività di assistenza archeologica in corso d’opera e di verifica preventiva dell’interesse archeologico. I colleghi impegnati nella libera professione, o inquadrati in imprese e cooperative lavorano in prima linea nella ripartenza che ha investito l’Italia. Perché è evidente a tutti che, data la ricchezza di testimonianze storiche presenti in Italia, la ripresa contemporanea di opere e progetti (dai cantieri edili, di restauro e di scavo ai nuovi allestimenti museali) comporta anche l’impiego di un gran numero di archeologi.
A tutti, ma evidentemente non a chi si trova a dirigere la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro: l’Ufficio ha infatti appena pubblicato un bando per istituire un elenco di collaboratori esterni a cui affidare incarichi professionali di importo inferiore a 100.000,00 euro.
Peccato che sia espressamente indicato, tra i requisiti di ammissione, che questi debbano essere iscritti ai rispettivi albi professionali, e che debbano essere architetti o ingegneri.
Con buona pace di tutte le professionalità che lavorano sui beni culturali, che invece un albo non ce l’hanno, e che hanno faticosamente e tenacemente lottato prima per vedersi riconosciuti dalla normativa, con l’approvazione della famosa L 110/2014 (quella, per capirsi, che inserisce nel Codice dei Beni Culturali la regola secondo cui sui BB.CC. possono lavorare solo professionisti qualificati nei settori di competenza), poi per rendere quella norma viva e applicata, grazie alla promulgazione del D.M. 244/2019 (che detta i requisiti e le caratteristiche di chi quelle professionalità le ha).
Chiediamo dunque la rettifica del bando, con l’inserimento anche di tutte quelle professioni indicate nell’articolo 9 bis del Codice dei Beni Culturali e che non sono regolate da albo.
Non vorremmo che, con l’arrivo del caldo, accanto alla tanto attesa diminuzione dei contagi da COVID 19, assistessimo ad un fenomeno molto meno gradito: la sparizione dagli orizzonti della tutela di quanti contribuiscono a esercitarla quotidianamente sul campo.
grazie
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