La riforma in atto: lettera aperta al Direttore Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio

Gent.mo Direttore Generale dott.ssa Bon di Valsassina,

a seguito dell’attuazione della riforma del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, dagli Uffici periferici continuano a pervenire segnalazioni di problematiche anche gravi, che comportano difficoltà nell’azione di tutela e costituiscono impedimento all’effettiva operatività delle nuove Soprintendenze uniche.

L’evidente crisi organizzativa nella quale gli Uffici si dibattono si traduce nella drastica diminuzione delle pratiche assegnate ai funzionari archeologi, fenomeno ampiamente segnalato dalla base della nostra Associazione, indice che le attuali segreterie delle SABAP non hanno ricevuto alcun tipo di preparazione in merito alle competenze dei “nuovi” funzionari archeologi. Questo inevitabilmente costituirà un grave danno alla tutela del patrimonio archeologico su tutto il territorio nazionale ed una corrispondente diminutio del ruolo dell’archeologo.

Uno dei portati della scarsa organizzazione dei nuovi Uffici è costituito dalla mancanza di indirizzi operativi in merito all’elaborazione dei pareri unici. La conseguenza è paradossale: la conclusione del procedimento arriva in tempi più lunghi rispetto al precedente modello basato su due pareri distinti.

Più in generale, è possibile affermare con sicurezza che a fronte di un progetto di creazione di nuovi Uffici territoriali basati su una forte integrazione dei ruoli, ci troviamo a gestire un assorbimento di fatto delle funzioni archeologiche entro le preesistenti SBEAP, con tutto ciò che questo comporta in termini di incomprensione dei compiti dell’archeologo e di imposizione di pratiche amministrative non consone agli aspetti della tutela archeologica. In nessun caso infatti si è ritenuto utile riorganizzare il fulcro operativo degli uffici, costituiti dalle segreterie/ufficio assegnazioni e di conseguenza il protocollo e la gestione dei flussi documentali.

Ulteriore elemento di preoccupazione deriva dalle difficoltà relative all’espletamento delle missioni sui territori di competenza. L’assenza di capitoli di spesa appositamente dedicati, unitamente alla perdurante scarsità di copertura assicurativa per l’utilizzo del mezzo proprio (non sostituibile con l’uso di auto di servizio, il cui numero già irrisorio è stato ulteriormente ridotto a seguito della rescissione di numerosi contratti di noleggio al cessare dei vecchi Istituti), rischiano di far gravare il peso delle missioni direttamente sugli stipendi dei funzionari.

Estremamente preoccupati per la situazione qui solo per sommi capi delineata, consapevoli che ad oggi la prosecuzione dell’azione di tutela territoriale è possibile solo grazie all’alto senso dello Stato dei funzionari coinvolti, Le chiediamo un incontro urgente, possibilmente entro la fine del mese di Ottobre, al fine di proseguire il confronto sui pressanti problemi di questa burrascosa fase della vita del Ministero, facendo seguito all’incontro del 14 giugno u.s. e al conseguente invio in data 23 giugno di un ns. documento tecnico con una serie di punti che continuiamo a ritenere particolarmente critici dopo l’avvio della riforma organizzativa del Ministero.

Nella speranza che la nostra richiesta possa essere accolta, La ringraziamo molto per l’attenzione e Le inviamo i nostri migliori saluti

Progressioni economiche e meritocrazia: un appello ai tecnici MiBACT

A seguito dell’uscita del bando per le progressioni economiche, ci facciamo promotori di una lettera aperta da indirizzare al Ministro, al Segretario Generale e alla Direzione Generale Organizzazione per sottolineare tutte le criticità della procedura.

Chiediamo l’adesione di tutti i dipendenti del MiBACT che rivestono ruoli o incarichi tecnico-scientifici, per far sentire alta la nostra voce. Gli interessati, oltre a condividere e diffondere il post, possono dare formale adesione scrivendo ad api.mibact.naz@gmail.com con indicazione di nome, cognome, sede di lavoro e incarico ricoperto.

Di seguito il testo della lettera:

 

 

Al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

Onorevole Dario Franceschini

Al Segretario Generale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo

Arch. Antonia Pasqua Recchia

Al Direttore Generale Organizzazione

Dott.ssa Marina Giuseppone

 

 

Salutato con favore e soddisfazione da parte delle sigle sindacali, è finalmente uscito, con circolare n. 187/2016 della Direzione Generale Organizzazione, il bando per gli sviluppi economici.

Se l’accordo con le sigle sindacali porterà un po’ di ossigeno per i dipendenti del MiBACT, i cui salari sono stati falcidiati dal diminuito potere d’acquisto e dalla aberrante, perdurante assenza del rinnovo dei contratti, del tutto irricevibili risultano i criteri sui quali verranno basate le graduatorie per accedere alla progressione.

Manca infatti anche per i ruoli tecnici, al contrario di quanto verificatosi in occasione del precedente bando, un qualsiasi riconoscimento di titoli di merito acquisiti per produzioni scientifiche (articoli, monografie, partecipazioni a convegni, organizzazione di mostre); non vengono inoltre tenuti in nessun conto gli incarichi di progettista, di RUP, di direzione lavori, di direzione scientifica di cantieri di scavo e restauro, di partecipazione a commissioni o, ancora, di direzione di musei, pinacoteche e aree archeologiche, così come le partecipazioni a progetti di ricerca.

Ma la vera e propria beffa sta nei punteggi previsti per i titoli ammessi: in sostanza, un dottorato di ricerca o una scuola di specializzazione, entrambi comportanti percorsi di studio di durata triennale, peraltro fondamentali per l’ingresso nel Ministero, danno diritto allo stesso punteggio di corsi di formazione bisettimanali e risultano addirittura inferiori rispetto a corsi di formazione mensili organizzati dal MiBACT (3 punti per tre anni, contro i 4 per un mesetto).

E’ evidente come la scelta dei criteri risulti gravemente penalizzante per quanti intendono il lavoro del funzionario prima di tutto come un’attività di tutela “attiva”, legata inscindibilmente da una parte alle responsabilità operative, dall’altra all’alta formazione, alla ricerca e alla produzione di sintesi da condividere con la comunità scientifica.

Al contrario un abnorme valore viene dato a tutti quei corsi che, pur utili per approfondire specifici aspetti del nostro lavoro, sono basati su un modello di apprendimento passivo e risultano carenti in termini di una efficace verifica dell’effettivo recepimento dei contenuti, a scapito delle competenze scientifiche.

In considerazione di tutto ciò, non possiamo che esprimere forte contrarietà nei confronti dei criteri utilizzati per il bando, rilevando come in tempi di sbandierata meritocrazia le scelte operate a livello centrale rischiano di penalizzare proprio quanti, nei ruoli tecnico-scientifici del Ministero, hanno ricoperto e ricoprono incarichi comportanti maggior responsabilità.