Sono mesi convulsi per il MiBACT. Ancora in mezzo al guado della fase due della riforma, con una fase uno che mostra tutti i suoi difetti e la speranza (o il timore) di una fase tre che aggiusti le cose, con una mobilità in corso di svolgimento e l’agognato arrivo dei vincitori del “concorso dei 500”, l’Amministrazione ha dato il via ad una nuova selezione per gli sviluppi economici del personale interno, che va ad integrare una prima tornata di “progressioni economiche” tenutasi l’anno scorso.
Dopo le dure critiche avanzate dai funzionari del MiBACT sui criteri usati in quell’occasione, non possiamo che tirare un sospiro di sollievo, nel constatare come le regole del gioco siano radicalmente mutate.
Tuttavia, ancora una volta non possiamo non sottolineare come la nuova procedura di selezione mostri una serie di criticità, sia nel metodo con cui è stata organizzata che nel merito.
Dopo che le trattative per arrivare all’accordo con le sigle sindacali si sono trascinate per mesi, la prima notizia ufficiale da parte dell’amministrazione consiste in una circolare (la n. 239 della Direzione Generale Organizzazione), che non contiene il bando (pubblicato solo con la successiva circ. n. 261 del 10 novembre u.s.) bensì un elenco di materiali didattici. Eh sì, perché dopo la riqualificazione-farsa dell’anno scorso, in cui è stato privilegiato chi ha accumulato corsi di qualsiasi tipo interni al MiBACT, in questo giro è stato rispolverato, per mettere a tacere le polemiche, un evergreen della Pubblica Amministrazione: il test con quiz a risposta multipla, già presente nelle preselezioni degli ultimi concorsi di accesso al Ministero stesso.
Al di là della formula scelta di volta in volta, è forse necessaria una riflessione più ampia in merito ai criteri applicati, che consenta di uscire dall’ondivaga applicazione di regole sempre differenti, individuando elementi di giudizio costanti che garantiscano la meritocrazia, evitando d’altra parte disparità di trattamento.
Se è evidente che il criterio dell’anzianità di servizio è applicato con scaglioni più che discutibili, stupisce soprattutto il fatto che i quiz selettivi vertano su materie più adatte ad una vera e propria selezione concorsuale per l’accesso al Ministero o quanto meno ad una procedura di passaggio di area. Menzione particolare merita l’elenco dei “materiali didattici” forniti dall’Amministrazione e utili per tutte le aree: si va dai regolamenti ministeriali alle norme in materia di procedimento amministrativo, dai siti Unesco alla Convenzione sul Paesaggio, dall’Art Bonus alle norme sul cinema, dalla prevenzione della corruzione alla filosofia della riforma (spiccano in tal senso i saggi specifici pubblicati su Aedon negli ultimi 3 anni).
Ha poi dell’incredibile l’omissione dei decreti di riforma del Ministero (DDMM 43-44/2016) dall’elenco dei testi di riferimento contenuto nella circolare 239, soprattutto alla luce dell’inserimento tra questi ultimi di un articolo di Lorenzo Casini, dal titolo assai eloquente di “La riforma del MiBACT tra mito e realtà”. I decreti citati, del resto, sono tema trattato nei quiz anticipati dalle sigle sindacali e poi messi a disposizione dall’Amministrazione, e non scevri di errori marchiani, come quello relativo alla supposta abolizione delle Soprintendenze Archeologia (quiz 4 della III area; ma non erano state abolite TUTTE le vecchie Soprintendenze?).
Nelle precedenti progressioni economiche ci hanno voluto insegnare che a nulla serviva il nostro curriculum e il fatto che avessimo prodotto continuamente, in questi anni, pubblicazioni scientifiche che portavano lustro anche al Ministero; a nulla serviva che studiassimo.
Ora, improvvisamente, lo studio pare diventato fondamentale come criterio per le progressioni. Senza contare alcune evidenti contraddizioni: se un funzionario archeologo non conosce la disciplina del cinema e dell’audiovisivo probabilmente non riuscirà ad ottenere un avanzamento economico; così come un assistente tecnico che non conosce l’Art Bonus, per citare solo i casi più eclatanti.
Che dire poi dei numeri dei posti disponibili? Sono 93, distribuiti per le sei fasce di provenienza, con due nuclei più significativi per gli attuali F1 (58 posti) e F4 (28). Per i funzionari più anziani di fascia F6, esclusi dalla precedente procedura, vengono banditi ben due (sì, proprio due!) posti. Evidentemente l’esperienza dei tantissimi colleghi ormai in servizio da molti anni non sembra essere un valore per il ns. Ministero… E l’incalzare dei pensionamenti, nell’incertezza delle nuove immissioni dal concorso, contribuisce a disperdere uno straordinario patrimonio di saperi accumulati negli anni.
Infine, i tempi della selezione. Da qui a dicembre dovrà essere tutto finito, a tal punto che per la presentazione delle domande, necessarie per accedere ai test, è stata concessa solo una settimana. Con buona pace di tutto il personale che, annaspando nel mare in tempesta della riforma, sta cercando di fare quotidianamente il proprio dovere per garantire comunque il funzionamento della macchina amministrativa, e in particolare di tutti quei funzionari che si sforzano di assicurare l’attività di tutela e portare avanti sui territori o nei musei progetti e iniziative da perfezionare prima dell’arrivo, ormai imminente, della mobilità.
Ma si sa, a volte la realtà supera la fantasia.