Le finestre dell’Esquilino

Non ci si può concentrare su un monumento simbolo come il Colosseo e allo stesso tempo occuparsi dei permessi per aprire una finestra all’Esquilino

Queste le parole pronunciate dal Ministro Dario Franceschini nella conferenza stampa del 10 gennaio 2017, dove ha annunciato trionfalmente l’ennesimo spezzatino perpetrato ai danni della fu Soprintendenza di Roma, e riprese nel question time del 11 gennaio alla Camera dei Deputati.

Siamo lieti che il Ministro sia giunto a condividere almeno in parte una considerazione che riteniamo valida per tutto il patrimonio archeologico italiano. Non possiamo non ricordare del resto che in Italia la commistione fra tutela archeologica e tutela storico-artistica e architettonica è stata introdotta a partire dal 2016, ovvero dall’inizio della seconda fase della Riforma Franceschini, con la quale si è ritenuto di unire autorizzazioni paesaggistiche e monumentali, nell’ambito delle quali rientrano per l’appunto le citate finestre dell’Esquilino, alla tutela archeologica, che si occupa di scavi, ricerche, restauri di siti e monumenti archeologici. Questo infatti è, in sintesi, l’unico reale effetto della unificazione delle Soprintendenze Archeologia con le Soprintendenze Belle Arti e Paesaggio.

Non v’è dubbio che se lo Stato intende prendersi cura del proprio patrimonio culturale (archeologia, storia dell’arte, architettura e paesaggio) debba tornare a dotarsi di strutture altamente specialistiche, con professionalità e ruoli dirigenziali specificamente formati e con piante organiche munite dei profili professionali in grado di lavorare per la protezione e la valorizzazione dei beni culturali, tra cui lo svolgimento della pratica archeologica. In altre parole debba dotarsi di Soprintendenze di settore.

L’alta specializzazione necessaria per la tutela archeologica, riconosciuta dal Ministro in conferenza stampa con quella breve, ma pregnante frase, non si ottiene con la caccia ad archeologi esterni al MiBACT tramite interpelli internazionali che pretendano di individuare il merito con brevi colloqui motivazionali, ma con la realizzazione di strutture dedicate, munite di risorse economiche adeguate e composte da personale individuato attraverso concorsi pubblici per esami altamente selettivi.

API – MiBACT

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