A poco più di un mese dall’avvio della “fase due” della riforma del Ministero, API ha cercato di fare il punto sulle prime criticità emerse, presentando le proprie considerazioni al Segretario Generale.
Di seguito, il testo del documento:
Gent. mo Segretario Generale Arch. Recchia,
Le scriviamo, in rappresentanza dei soci funzionari archeologi del Ministero, dopo la breve pausa estiva e anche nell’imminenza dell’incontro che l’On. Sig. Ministro avrà a breve con le OO.SS. sul tema delle conseguenze della seconda fase della riorganizzazione del MiBACT sulle piante organiche e sulla mobilità del personale, per manifestarLe, da un lato, il nostro sconcerto per quanto sta accadendo in tutte le nuove Soprintendenze a seguito della nomina dei nuovi dirigenti unici e dell’avvio dei nuovi uffici e, dall’altro, per tentare di proporre alcune soluzioni che possano contenere le situazioni di criticità che si stanno via via presentando, specialmente in relazione al settore dell’Archeologia. Come segnalato anche al Direttore Generale ABAP (in allegato il testo completo del nostro documento tecnico inviato alla dott.ssa Bon di Valsassina lo scorso 26 giugno), API-MiBACT ritiene che questa delicatissima fase di transizione e di avvio dei nuovi Uffici richieda non solo il necessario sforzo operativo in tutte le strutture periferiche del Ministero, ma anche un forte coordinamento a livello centrale, al fine di gestire le enormi difficoltà verificatesi a
seguito dell’entrata in vigore del DPCM 171/2014.
La Circolare n. 26 emanata dal Segretariato Generale il 14 giugno u.s. ha destato in noi una certa preoccupazione. La richiesta di “un impegno aggiuntivo nel problem solving”, che preveda azioni di coinvolgimento e motivazione del personale, nonché il ruolo assegnato alla “rappresentazione della riforma del Ministero negli ambiti degli Uffici” sembrerebbe sottendere che le criticità e i disservizi, che si stanno già in parte verificando, potrebbero essere imputabili alla mancanza di impegno da parte del personale.
L’attuazione di una complessa riforma che prevede, oltre alla radicale trasformazione degli Uffici esistenti, anche la nascita ex novo di nuovi, non può peraltro essere a costo zero, ma richiede notevoli dotazioni finanziarie, a cui non possono in alcun modo supplire la buona volontà e lo spirito di sacrificio del personale.
Anche il riferimento alla consultazione telematica degli archivi evidenzia altre criticità: è difficile attuare quanto suggerito poiché, anche tralasciando il diseguale livello di efficienza della rete sul territorio nazionale, la maggior parte degli archivi è ben lungi dall’essere stata adeguatamente digitalizzata; ciò comporta che la consultazione fisica degli archivi implicherà quasi sicuramente l’aumento delle missioni dei funzionari preposti alle istruttorie tecniche. A ciò si accompagna la ormai ricorrente scarsità di risorse che possano consentire l’utilizzo del mezzo proprio. Stupisce pertanto che tale possibilità sembri garantita, ai sensi delle circolari 19 e 24/2016 della Direzione Generali Musei, solo per un settore del Ministero, mentre ribadiamo la necessità che ci venga riconosciuta la possibilità di utilizzare il mezzo proprio, spesso indispensabile per la corretta gestione delle attività di un ufficio (soprattutto per compiti ispettivi e quindi
un’efficace azione di tutela).
Ulteriore preoccupazione è nata dalla lettura delle circolari 118 della Direzione Generale Organizzazione e 5 e 6 della Direzione Generale ABAP, sia per l’esplicito riferimento (nella prima) alla “soppressione delle Soprintendenze Archeologia” (mai contemplata dalla riforma in corso), sia per le modalità di individuazione (nelle seconde) dei coordinatori di area. Nel merito, segnaliamo la mancanza di garanzie su ruolo, funzione e responsabilità amministrativa dei futuri coordinatori; nello specifico, in nessuno degli atti ministeriali citati, è affrontata tale tematica. Non è specificata in particolare la funzione che essi avranno sia in senso “verticale” (nei rapporti con i colleghi di area e con il dirigente), sia in senso “orizzontale” (nei rapporti con gli altri coordinatori). Non è chiaro, poi, se tali incarichi provvisori saranno valutati tra i criteri di rotazione obbligatoriamente previsti dalle circolari ministeriali per i futuri interpelli. Da ultimo, ma non meno importante, la mancanza totale di un riconoscimento economico per una “funzione” sicuramente gravata da nuove responsabilità di organizzazione del lavoro, di rapporti con il personale interno e con gli esterni, oltre che delle ordinarie attività di tutela previste dagli specifici profili.
Precisiamo, inoltre, che le assegnazioni temporanee richiamate dalla stessa circolare n. 118 sul territorio si sono svolte senza alcun criterio giustificabile e recentemente è stato segnalato anche alla Sua attenzione il problema che investe tutto il personale MiBACT assunto in ruolo nel dicembre 2013 che, stante il vincolo triennale di permanenza in prima sede di assegnazione, è stato escluso dalla procedura di mobilità appena conclusa e che potrebbe esserlo anche da quella imminente connessa alla citata seconda fase di riorganizzazione del Ministero. Il quadro qui sinteticamente presentato si potrebbe arricchire segnalando quanto sta già accadendo in tutti i nuovi Uffici, all’interno dei quali si delinea sempre più una situazione caotica soprattutto per quel che concerne la gestione delle procedure amministrative, sia per la tipologia di pratiche storicamente di competenza archeologica o monumentale/paesaggistica sia per le problematiche di assegnazione delle istruttorie, che talvolta richiedono necessariamente un’assegnazione condivisa, difficoltà che sono aggravate dalla distanza fisica tra gli uffici nei quali hanno sede i differenti ruoli tecnici. Su tale tema, però, senza indicazioni specifiche provenienti dagli Uffici ministeriali competenti, pare già che vi sia una profonda difformità di comportamento messa in campo dai dirigenti assegnati ai nuovi uffici. Suscitano, inoltre, preoccupazione la gestione degli Archivi, dei quali – in assenza di un’ampia strategia di digitalizzazione – si rischia la completa frammentazione, e dei diversi Servizi che fino ad ora hanno lavorato a supporto delle prassi di tutela di ciascun Istituto (laboratori di restauro, biblioteche, uffici tecnici, ecc.). Per questo, con spirito di collaborazione, Le chiediamo con urgenza di attivare o sollecitare l’attivazione di tavoli di lavoro congiunto, sia a livello centrale che a livello periferico, con il coinvolgimento di rappresentanze del personale tecnico, in modo da poter auspicabilmente individuare soluzioni ai problemi
comuni che stanno rendendo estremamente difficoltoso lo svolgimento del compito cui siamo istituzionalmente ogni giorno chiamati.
GRAZIE!
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