con l’arrivo delle rondini la macchina del MiBACT si rimette in moto per dar l’avvio alla fase due della riforma, sistemandone il primo fondamentale tassello.
La scorsa settimana si è infatti chiuso il bando per scegliere il nuovo DG “Archeologia, Belle Arti e Paesaggio”, chiamato a gestire le Soprintendenze uniche prossime venture, e per individuare il nuovo direttore del Museo Nazionale Romano, che si andrà ad aggiungere ai musei con autonomia speciale i cui direttori sono stati scelti nel 2015 attraverso un contestato bando internazionale. Eh, sì, perché all’epoca il Governo ha ritenuto che per i principali luoghi della cultura italiani dovessero essere convocati i migliori studiosi di arte e archeologia del mondo. Il risultato è noto: le professionalità interne al Ministero “snobbate” e i musei con autonomia speciale “conquistati” da studiosi internazionali.
Sarà per questo che adesso il MiBACT ha cambiato rotta? Sta di fatto che al bando internazionale è stato preferito, per questo illustre complesso, un più ristretto interpello ministeriale, a cui sono chiamati a rispondere, di fatto, i dirigenti interni già in servizio.
Un bel cambio di passo, non c’è che dire. Forse si è voluto dare un segnale forte, rivendicando la presenza anche all’interno del Ministero di professionalità forti, a tal punto da portare il Ministro stesso a disattendere uno dei capisaldi della riforma, ovvero l’idea del bando internazionale? Ce lo auguriamo vivamente, credendo infatti che numerose altre criticità per l’attività di tutela potranno essere determinate, o superate, a seconda delle modalità di applicazione del DM.
Del resto, più di una volta il mondo della cultura italiano e i lavoratori del Ministero hanno messo in luce le contraddizioni di un metodo di selezione (il “bando internazionale”) che è parso più funzionale ad un’operazione di immagine che all’effettiva scelta dei profili più adatti alle cariche disponibili.
Dunque, ben venga una procedura più rispettosa delle professionalità interne al MiBACT…
A ben guardare però permane il dubbio sulle recondite ragioni che hanno condotto al repentino mutare dei criteri utilizzati dal Ministero rispetto alle precedenti procedure di selezione: un po’ più di chiarezza e trasparenza non guasterebbero, soprattutto in un momento così delicato per la vita del MiBACT e di tutti i suoi membri.