Pubblichiamo di seguito il testo del documento conclusivo dell’assemblea riunitasi il 22 febbraio 2016 a Roma, presso la sede dell’Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell’Arte:
Per autoconvocazione si sono riuniti, in Roma il giorno 22 marzo 2016, quasi duecento tra archeologi, storici dell’arte, architetti, funzionari delle soprintendenze, rappresentanti delle OO. SS., professionisti nel campo dei Beni Culturali, i quali tutti hanno preferito essere indicati come “operatori dei Beni Culturali”, a prescindere dall’eventuale appartenenza o ruolo in un’istituzione.
Già da questa comune denominazione i convenuti vogliono indicare come ritengano necessaria una stretta collaborazione non solo tra Ministero per i Beni e le Attività Culturale ed il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca ma anche con quanti, pur non istituzionalizzati, operano nel campo dei Beni Culturali.
È, infatti, scopo comune il rafforzamento della tutela del patrimonio culturale grazie all’azione di operatori formati in maniera adeguata, attraverso successivi passaggi formativi.
Gli intervenuti auspicano che il Ministero per i Beni e le Attività Culturale ed il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca giungano concordemente alla definizione di una comune politica a favore dei Beni Culturali, di percorsi formativi, di strutture rivolte alla ricerca: il tutto a comporre un meditato e metodologicamente basato progetto culturale dal quale far discendere le attività organizzative e quotidiane, Fra le quali ultime sono da annoverare gli accordi rivolti a favorire la ricerca sul terreno, concordata e programmata.
Gli intervenuti hanno espresso non solo caute osservazioni sulla riforma in atto, ma anche aperte critiche. Queste, in specie, hanno riguardato la mancanza di un rendiconto certificato sull’attuazione del primo anno della riforma; l’istituzione dell’Istituto Centrale di Archeologia senza che si sia attuata l’ampia consultazione in precedenza promessa da Ministro; la separazione tra tutela e valorizzazione; il declassamento della funzione conoscitiva e del riconoscimento delle specializzazioni tecniche a partire da quelle del soprintendente.
In particolare, gli intervenuti richiedono una moratoria effettiva nell’applicazione della riforma: per la mancanza di una preventiva analisi dei fabbisogni di risorse, professionali e finanziarie, necessarie per il buon funzionamento degli istituti che si sono venuti a creare; per il mancato rispetto degli standard museali in quegli istituti, considerati autonomi o raccolti nei poli museali.
Il progetto culturale che si auspica tende anche a scongiurare il ripetersi delle fallimentari esperienze verificatesi in Sicilia: sulle quali ampie testimonianze sono state portate nel corso dei lavori.
Gli intervenuti chiedono la solidarietà di quanti hanno a cuore, in Italia ed in Europa e non solo, la conservazione, la conoscenza e la buona gestione del patrimonio culturale italiano.
I convenuti si riservano di adire tutte le vie possibili per diffondere e difendere tali proprie convinzioni in tutte le sedi, istituzionali e non.
Per il costituendo Comitato del 22 marzo: Luca Cerchiai (lcerchiai55@gmail.com)
Hanno aderito ai lavori: Consulte Universitarie Nazionali di Preistoria e Protostoria, di Archeologia del Mondo Classico, delle Archeologia Post-Classiche, di Topografia Antica, della Storia dell’Arte: Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria; Fondazione Ranuccio Bianchi Bandinelli; Associazione Archeologi Pubblico Impego; Federazione Archeologi; UILPA-Mibac.
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