Lettera a una collega siciliano

Pubblichiamo la risposta di A. Usai (Soprintendenza Archeologia della Sardegna) all’intervento di S. Tusa che potete leggere a questo link:

http://www.giulianovolpe.it/it/14/Intervento_di_Sebastiano_Tusa_sulla_riforma_Mibact/564/

Caro collega,
evidentemente dalla felice Sicilia non è facile intendere le ragioni del grido di dolore che attraversa l’Italia, dal Piemonte alla Calabria, dal Friuli-Venezia Giulia alla Sardegna.
Mi permetto di darti del tu anche se in passato ho avuto poche occasioni per incontrarti e parlarti. Tu descrivi, quindi sicuramente abiti, un mondo felice in cui tutti lavorano insieme: figuriamoci se non vorremmo anche noi un mondo così, in cui gli archeologi vivono e lavorano insieme a tutti gli altri protagonisti della ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio.
Noto però che la felicità non ti ha impedito di adoperare toni di derisione nei confronti dei tuoi colleghi che al di là dello Stretto si ostinerebbero a coltivare in anacronistico isolamento i propri miseri orticelli.
Ma non importa. Invece, visto che secondo te la riforma ministeriale creerà un mondo ancora più UNITO e quindi ancora più felice dell’attuale Sicilia, ti racconto quel che si prepara ad accadere e che prima o poi UNIRA’ anche la Sicilia al resto d’Italia nonostante l’autonomia regionale.
In realtà, la riforma ministeriale non vuole UNIRE ma SEPARARE. Infatti anzitutto è stata SEPARATA la valorizzazione. Sono stati strappati a forza i musei e le aree archeologiche, che fino a prova contraria farebbero parte a pieno titolo di quel paesaggio inscindibile e di quel processo unitario di conoscenza e sviluppo che hai decantato. Così l’archeologia ha perso lo sbocco verso i musei e le aree archeologiche, mentre questi hanno perso la base solida del territorio e della conoscenza archeologica, avviandosi tristemente ad attirare visitatori con spettacolini d’occasione e colorate messe in scena.
Ora si vuol continuare a SEPARARE, strappando alle Soprintendenze già mutile i magazzini, i laboratori, gli archivi e le biblioteche, cioè tutto ciò che rappresenta ricerca e conoscenza, in una concezione SEPARATA e riduttiva, veramente mortificante, della tutela intesa come mera emissione di pareri.
Non dunque organismi vivi e funzionanti si vuole UNIRE, ma brandelli sanguinanti, con l’idea di cucire i bordi laceri con interventi chirurgici alla Frankenstein. L’obiettivo è creare nuovi uffici artificiali e perfetti, non contaminati da pietre, cocci e ossa (figuriamoci poi da residui organici, consolidanti e malte!), depurati da qualsiasi forma di attività concreta: uffici puliti e ordinati, fatti di sole scrivanie con computer, pronti per essere inscatolati in Prefettura dove avranno il solo scopo di rilasciare nulla-osta a tempi record di silenzio-assenso. I dirigenti, dapprima prevalentemente architetti per non dar l’impressione di voler togliere tutto in una volta sola, si alterneranno prima o poi con ingegneri, medici e avvocati, in ossequio al principio della dirigenza statale unica senza specializzazione tecnica, voluto dalla più generale riforma della Pubblica Amministrazione in cui anche quella dei Beni Culturali si inserisce. L’indebolimento della tutela, madre di ricerca e valorizzazione, è già sotto gli occhi di tutti e diventerà inevitabile e sistematico quando la Prefettura avrà proprio il compito di armonizzare e contemperare i pareri formali delle diverse amministrazioni al fine di agevolare in ogni modo lo sviluppo economico immediato, anche a prezzo di sacrifici per il patrimonio e il paesaggio.
A questo aggiungi gli scompensi, le perdite di tempo, le spese e gli sprechi che saranno necessari per deportare persone e attrezzature da una sede all’altra, per adeguare le sedi periferiche insufficenti lasciando semideserte le originarie sedi centrali, per raddrizzare i binari amministrativo-contabili, per districare protocolli, inventari, finanziamenti e pagamenti SEPARANDO parti uguali e UNENDO parti diverse, ecc. ecc. ecc. Con organici di funzionari e personale già sotto i limiti di sopravvivenza, si SEPARERANNO squadre affiatate e ben integrate e molti uffici saranno al collasso ancor prima di nascere. Altro che UNIONE!
E infine, poichè il peggio ha la straordinaria capacità di essere imitato e riprodotto ovunque, presto tutto ciò toccherà anche alla felice Sicilia, e allora sì che saremo tutti UNITI E FELICI!
Questo è solo un invito alla riflessione. Il tono polemico, a tratti ironico se non sarcastico, serve solo per spiegare con maggiore evidenza. In me e nei miei colleghi ministeriali c’è delusione e rabbia, accanita volontà di non mollare la nostra missione. Non vogliamo difendere l’orticello dagli intrusi, ma preservare la speciale natura tecnico-scientifica del lavoro archeologico a tutto campo, attraverso la quale, e non senza la quale, gli archeologi possono dare il loro miglior contributo alla società.
Coi più cordiali saluti e auguri di buon lavoro, e in attesa di riprendere pacatamente l’argomento alla prima occasione d’incontro,
Alessandro Usai
Soprintendenza “Archeologia” della Sardegna

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